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A rrivato in Val Tidone nella casa di Carlo Zucca Alessandrelli, fondatore della terapia psicoanalitica di gruppo a Milano ed esperto nella terapia delle tossicodipendenze, avevo soltanto voglia di annusare un fiore. Parlare di Milano, no; tanto meno dal punto di vista psicologico, sebbene Zucca sia uno dei maggiori psicanalisti milanesi degli ultimi decenni. A un certo punto, ci siamo ricordati del «malato lontano» – la città – e della sua cartella clinica dove,, tra le molte patologie, sta scritta in rosso anche questa: solitudine…«La solitudine – ha commentato Zucca – è l’altra faccia di un malessere che sta diventando un’emergenza sociale e culturale: la dipendenza. Dal lavoro, dagli psicofarmaci, dal gioco d’azzardo, dalla pornografia, persino dalla solitudine stessa. A Milano pensiamo alla diffusione della cocaina».Lei è appunto uno studioso di addiction…«La storia parte da lontano: dal Paolo Pini, dove all’inizio degli anni Settanta stavo facendo il mio tirocinio nel Servizio di Psicologia Clinica. Fu in quel periodo che esplose il fenomeno della droga. Cominciarono ad arrivarci ragazzi – persino dal distretto militare – che presentavano sintomi molto strani. Pian piano confessarono di assumere hashish, oppure acido lisergico, sulla scia di Timothy Leary. Poi arrivò l’eroina, dal giugno 1972».Data precisissima… «L’impressione dei ragazzi che ascoltai all’epoca fu quella che qualcuno avesse aperto un mercato, e in modo massiccio.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=302887

La caserma di BolzanetoVentitre anni e nove mesi di reclusione per 15 imputati e assoluzione per 30: è la sentenza emessa dopo 11 ore e mezza di camera di consiglio dalla terza sezione del tribunale di Genova presieduta da Renato Delucchi. I pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto condanne nei confronti di 44 imputati per oltre 76 anni di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi di reclusione e una sola assoluzione. In pratica i giudici hanno ridotto di un terzo sia le richieste di condanna che il numero dei condannati. Non hanno inoltre confermato per la maggior parte degli imputati il reato di abuso d’ ufficio doloso, contestato dai pm in sostituzione del reato di tortura non ancora previsto dal nostro ordinamento giudiziario. Solo ad Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, infatti, i giudici hanno confermato l’impostazione accusatoria, confermando il reato di abuso d’ufficio. Gli altri condannati sono Alessandro Perugini, all’epoca numero due della Digos di Genova, il funzionario di polizia con il grado più alto nella struttura, e l’ispettore Anna Poggi, rispettivamente a 2 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno; Daniela Maida, ispettore superiore ad 1 anno e 6 mesi di reclusione; Antonello Gaetano, a 1 anno e 3 mesi, gli ispettori della polizia di Stato Matilde Arecco, Natale Parisi, Mario Turco e Paolo Ubaldi ad 1 anno di reclusione ciascuno. Massimo Luigi Pigozzi, assistente capo della polizia di Stato a 3 anni e 2 mesi di reclusione; Barbara Amadei a 9 mesi, Alfredo Incoronato a 1 anno, Giuliano Patrizi a 5 mesi.

Fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=77149